Origini di Canneto
Il territorio
di Canneto ebbe già una parte non trascurabile nella vita dell’antichissima
Peucetia. Come dimostrano i numerosi reperti archeologici affiorati nel
circondario, essa fu frazione e necropoli della vicina Celiae, posta sulla via
che, dall’Adriatico, portava allo Ionio.
La nascita
del borgo risale al secolo IX, quando i Normanni, guidati da Roberto il
Guiscardo, dal 1067 al 1071, assediarono la città di Bari, accampandosi presso
alcuni campi di canne. Quel luogo, dove cominciarono a costruire capanne, fu
chiamato Cannitium. Fu uno dei più valorosi cavalieri di Roberto, Giosuè
Galtieri, di nobile famiglia di Messina, che ebbe il dominio su Cannitum, dando
luogo alla sua costruzione.
Dei vari
feudatari che si susseguirono negli anni, si conservano ancora oggi gli stemmi,
collocati sull’arco dell’ orologio, sulla torre normanna, sulla facciata del
palazzo marchesale anteriormente e posteriormente, sulla facciata della Cappella
di S. Maria della Stella, nella parte interna della Cappella e, infine, sul
Casino di don Cataldo, sulla via per Bitritto.
Dopo l’era medievale si
hanno notizie precise della vita e dello sviluppo di Canneto e Montrone dalle
preziose pergamene di don Cataldo De Nicolai, ancora oggi ben custodite.
Il paese
incrementa la sua popolazione partendo da un numero di 100 abitanti nel 1141 ad
un numero di 1000 nel 1719. Nel 1799 il marchese di Canneto Giambattista Nicolai
sostenne la Repubblica partenopea e né lui né i cittadini ostacolarono il
passaggio delle truppe francesi. “L’infame albero” della libertà, che tanto
costò caro ai cugini di Montrone, fu innalzato per appena mezz’ora e, al suo
posto, fu messa una croce di pietra a spese del marchese stesso. Insieme al
marchese prese viva parte alla rivoluzione il notaio Baldassarre Turi che tentò,
nel 1848, un’insurrezione contro il governo borbonico. Egli prese parte alla
famosa Dieta di Bari, nel luglio del 1948, e per questo fu processato e
condannato a 18 anni di dura reclusione.
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Origini di Montrone
Il
rinvenimento di antichi sepolcri che risalgono al VI-V secolo avanti Cristo
dimostra che il territorio dell’attuale Adelfia fu abitato già nell’epoca
preromana e fu terra di passaggio per gli invasori: Goti, Greci, Longobardi,
Franchi, Saraceni e Normanni. Per fissare una data precisa della nascita di
Montrone bisogna risalire al 928, anno in cui un commerciante greco di nome Roni
Sansech si sarebbe fermato in questa zona che ben si prestava, con i suoi
pascoli, al commercio di ovini e bovini. Il villaggio sorto su un’altura prese,
dal Roni, il nome di Monteroni. Al Roni e ad un prete greco si deve la prima
cappella, quella della grotta della Madonna del Principio. Su questa primitiva
grotta, il figlio del Roni, Marco, nel 1086 ordinò che fosse costruita una
cappella, consacrata da Ursone, Arcivescovo di Bari.
In quel
periodo si contavano circa 250 abitanti, che raddoppiarono durante la
distruzione di Bari nel 1156 ad opera di Guglielmo I detto il Malo. Fu proprio
il successore di questi, Guglielmo II, ad annoverare, con una ordinanza del
1167, Montrone tra le Università, cioè tra i Comuni della Puglia, dandolo in
feudo al suo fedele Goffredo Tortomanni o Tortomanno.
Il primo
documento storico, in cui sono menzionate Canneto e Montone, è la bolla del papa
Alessandro III del 1172, in cui sono indicati i paesi soggetti all’autorità
dell’Arcivescovo di Bari.
Nel 1799 fu
proclamata la Repubblica Napoletana, dopo che un esercito francese si diresse
nel Napoletano contro Ferdinando IV.
In ogni paese
fu innalzato “l’albero della libertà” - a Montrone fu eretto dal 5 al 7 Febbraio
- ma la massa della popolazione rimase ostile ai Francesi e fedele al Re. Il 5
Aprile avvenne così l’episodio più importante e più triste della storia di
Montrone: il paese venne saccheggiato dai francesi che, durante il loro
passaggio, trovarono opposizione da parte dei cittadini. Secondo gli storici del
tempo ci furono pesanti perdite umane e anche di documenti storici e
dell’archivio parrocchiale.
Dopo il paese
cercò di liberarsi dai gravami della feudalità, anche in virtù delle idee di
libertà che la rivoluzione francese aveva diffuso. Ebbe inizio lo sviluppo
edilizio del paese “fuori la porta”: fino ad allora la popolazione aveva vissuto
nella parte vecchia, chiusa da una doppia porta; su una di esse è scolpita la
data più antica: A.D. 1452.
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1927: nasce Adelfia
Con Regio
Decreto del 29 Settembre 1927 avviene l’unione dei Comuni di Canneto di Bari e
di Montrone in un unico Comune denominato Adelfia. Il Decreto è controfirmato
dal re Vittorio Emanuele III e dal capo del Governo, Benito Mussolini.
Nasce così, con questo
felice nome, un nuovo paese, che ha uno sviluppo enorme grazie anche ai
sacrifici di tutti i cittadini, non dimenticando i tanti emigranti che hanno
lasciato la propria terra per cercare lavoro, i braccianti e gli agricoltori che
hanno sudato per veder compensati i loro sacrifici, gli artigiani e commercianti
che hanno rischiato sulla propria pelle. Adelfia, che nel suo percorso di vita
ha subito gli alti e bassi di quasi tutte le cittadine provinciali e soprattutto
meridionali, è oggi considerata notevole centro di produzione di uva da tavola,
avendo rapporti commerciali con mercati nazionali ed esteri.
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da
"Cenni storici" di don Luigi Stangarone (1981) |
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